Poco ci resta delle conoscenze dei Druidi, e quel poco è stato offuscato da secoli di mistero e di mistificazione.
Quello che effettivamente conosciamo si ricava dalle fonti dei contemporanei, storici e geografi greci e latini, dalla letteratura irlandese e gallese giunta sino a noi attraverso il filtro dei monaci amanuensi d’Irlanda che la trascrissero tra il IX e il XIII secolo della nostra era.
Altro ancora si può dedurre dalle tracce scoperte in varie fonti circa l’antica religione celtica e dai reperti archeologici.
Come gran parte delle comunità primitive i Celti conoscevano magia e scienze esoteriche. Lo stesso Cesare si dichiarò colpito dal ruolo austero ed elitario dei depositari della sapienza all’interno della società celtica, i Druidi, il cui nome significa “vista profonda”, ossia saggezza e conoscenza.
Oltre la leggenda
Tre le loro funzioni fondamentali:
- Erano “gli uomini saggi” depositari delle tra-dizioni, usi, costumi, storia e legislazioni, nonché delle conoscenze magiche e astronomiche che dominavano tutti gli aspetti pratici e rituali della vita del popolo.
- In secondo luogo, essi erano i più alti “magistrati” in una società quasi priva del senso dello Stato. Costituivano, insieme alla lingua comune, l’unico vero legame tra le nazioni, le tribù e i clan.
Ascoltati consiglieri prima ancora dei re e sommi giudici di ogni contesa, tanto tra i singoli quanto tra le tribù. - Infine, rappresentavano agli occhi dei Celti, gli unici veri intermediari degli Dei sulla terra, unici sacerdoti e interpreti del volere divino.
Erano gli aruspici che interrogavano gli dèi e che possedevano il potere-dovere di mantenere la vita delle tribù in armonia con i ritmi della Natura.
Credevano nell’immortalità dell’anima, nell’esistenza di un Altromondo contiguo al nostro e nella possibilità per alcune anime elette di trasferirsi da un essere vivente all’altro per portare a termine su questa terra un compito per cui il tempo di una sola vita non era bastato.
L’educazione dei Druidi durava circa vent’anni e comprendeva insegnamenti di medicina, astronomia, scienze in generale, competenze sulla natura in particolare, il tutto dedicato in buona parte alla conservazione mnemonica delle conoscenze, perché i Celti negavano l’uso della scrittura per registrare i precetti sacri e non.
Fra Cielo e Terra
Erano quindi figure di grande potere e rilievo, sconfinando frequentemente dalle cose del culto e del sovrannaturale per compiti politico organizzativi. In alcuni casi un Druido può arrivare a far trasformare uno scontro armato in una diatriba verbale impedendo ai guerrieri di battersi; in altre occasioni, come raccontano le ballate, si armano e scendono di persona in campo al fianco del proprio popolo, battendosi indifferentemente tanto con le armi che con la magia.
Curavano un lunario e presiedevano al “Sacro ordine naturale”, incaricati ad essere indovini, filosofi, scienziati, astronomi, maestri, giudici elettori e consiglieri del monarca pro tempore.
Designavano e consacravano il Re, che veniva poi eletto dai guerrieri, e con il quale collabo-ravano affinché le loro decisioni si armonizzassero con le leggi della Natura, con lo scorrere delle stagioni e il volere della divinità.
Questo profondo legame di interdipendenza tra potere sacro e potere temporale è giunto sino a noi tramite le molte leggende celtiche che percorrono tutto il folclore popolare europeo.
Tra esse la più conosciuta ed esemplificativa è quella di Merlino e Artù.
Erano i “saggi”, gli “uomini del sapere” che agivano da intermediari tra l’uomo e le divinità, veri unificatori della tribù e unico legame oltre alla comune lingua e cultura, con tutti gli altri popoli celti.
– Roberta Viotti, Piante officinali e tradizione celtica –