Nel corso di tre o quattro generazioni si instaurano nella famiglia leggi e regole – implicite ed esplicite, spesso inconsce – che tutti i membri interiorizzano e alle quali devono attenersi.
Questo codice si radica profondamente nelle convinzioni, nei pensieri, nelle emozioni e influisce in modo importante nei comportamenti, nelle scelte personali, nel modo in cui ci si orienta nella vita.
Per esempio, il primogenito – magari maschio –  che per tradizione deve frequentare l’università, mentre per i fratelli minori la scelta si divide fra diploma o lavoro.
La primogenita che non si sposa e resta ad occuparsi dei genitori.
Ovviamente dobbiamo considerare anche i rispettivi periodi storici, etici e sociali, pertanto non sarà improbabile trovare famiglie che votavano (od offrivano, a seconda dei punti di vista) un figlio alla vita ecclesiastica. Trasponendolo alla nostra era troveremo, probabilmente, rigidi osservatori delle dottrine e degli insegnamenti, ferventi religiosi, catechisti integerrimi (magari tramandati, come un passaggio delle consegne) e via dicendo.

Coniugi, genitori o figli?

Oppure bambine che si occupano dei fratelli più piccoli, spesso neonati, assumendo un ruolo paritario a quello della madre o che diventano la “compagna” del padre se la mamma viene a mancare, rispondendo a quella che viene chiamata “coniugalizzazione”.
Viceversa, madri vedove che coniugalizzano i figli maschi.
Defraudati della loro infanzia, caricati di responsabilità che non gli appartengono, incontreranno non poche difficoltà nel futuro a trovare un compagno, una compagna, a crearsi una famiglia e, in caso ci riuscissero, eleggeranno i propri figli a loro genitori.
I figli si trasformano in genitori dei propri genitori, ottemperando a un ordine che prende il nome di “genitorializzazione”.
(Le ripetizioni sono brutte, indubbiamente, ma a volte servono per meglio capire).

Un patto inconsapevole

E’ un vero e proprio “contratto” che si formula all’interno del Clan famigliare: non rispondere induce nel figlio o nella figlia il senso di colpa, assolverlo, invece e senza rendersene conto, li fa sentire lusingati.
Ma non avranno fatto il giusto percorso evolutivo, non avranno la consapevolezza di cosa effettivamente significhi il ruolo di genitore e di coniuge; uno squilibrio di ruoli che crea un debito che verrà inconsapevolmente scaricato sulla discendenza sia come patto che come destino di vita con, per esempio, fallimenti, malattie, disagi emozionali, conflitti, svalutazione personale.

Ogni figlio, pertanto, nasce ereditando un “contratto relazionale” confezionato e trasmesso sia dai genitori che dalle generazioni precedenti, risalendo fino alla quarta.
È uno dei tanti aspetti dell’Albero Genealogico di cui, se abbiamo imboccato questa strada di lavoro personale e di cambiamento, dobbiamo prendere atto e consapevolezza. Un importante ulteriore passo nel nostro processo di realizzazione e di liberazione da sentimenti sabotanti, una nuova tappa nel viaggio verso la pienezza di vita e di opportunità.

Articolo precedente
Nomen Omen – Edizione Smart
Articolo successivo
Riti, Natura e Magia: cura e salute nel tempo celtico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Calendario notizie

Aprile 2025
L M M G V S D
 123456
78910111213
14151617181920
21222324252627
282930