In questa settimana dedicata ai riti e ai significati pagano cristiani legati, come abbiamo visto, a Ostara e alla Pasqua, non posso trattenermi dal raccontarvi di due simboli a noi molto conosciuti.

IL CONIGLIO

Tra le molte allegre immagini pasquali c’è anche un simpatico coniglietto che porta delle uova. Simbolo di fecondità, probabilmente per la sua prolificità.
La lepre è un animale legato alla luna, alla femminilità e quindi alle deità celtiche connesse a questi aspetti.
Sembra che i Celti allevassero le lepri per diletto, ma che vi fosse un tabù che impediva di nutrirsi delle sue carni. Tuttavia esso veniva abolito per i festeggiamenti di maggio, Beltane, in cui era permessa la caccia rituale alla lepre. La lepre era un animale sacro della dea britannica Andraste e i movimenti dell’ animale venivano interpretati per divinare. Sembra che la regina degli Iceni Boudicca, devota ad Andraste, avesse sul suo stendardo la figura di una lepre.
Forse per la sua prolificità i conigli erano sacri a Afrodite, poi vennero associati anche a Venere.

IL CONIGLIO NELLA SIMBOLOGIA CRISTIANA

La sua presenza nella simbologia pasquale si richiama alla lepre che sin dai primi tempi del cristianesimo era presa a simbolo di Cristo. Come Gesù stesso aveva detto di sé: “Le volpi hanno una tana e gli uccelli un nido, ma il Figlio dell’uomo non ha un posto dove poter riposare” (Luca 9,58), così anche la lepre non ha tane né case, è un animale gentile che simboleggia la nuova vita che ritorna ogni primavera.
Inoltre, la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da Sant’Ambrogio come simbolo della Resurrezione. È anche emblema di tutte le bestiole perseguitate dai cacciatori: i santi irlandesi e delle Ebridi li proteggevano. I leprotti correvano a rifugiarsi sotto la tunica di S. Giuseppe di Cupertino per sfuggire ai cani e ai cacciatori, che così rimanevano disorientati (nel XVII secolo S. Giuseppe era una celebrità nel Salento).

LA COLOMBA

È consuetudine nel periodo pasquale regalare la colomba, un dolce la cui forma ricorda quella di una colomba con ali distese. Ma anche questo simbolo ha origini precristiane e pagane. È il nome e il segno della prima Grande Madre della civiltà mediterranea che, nelle incisioni rupestri di Creta, era venerata come “dea colomba”.
Per i Greci, era un uccello da cui trarre profezie. Nel bosco sacro di Dodona, in Epiro, le sacerdotesse interpretavano la loro voce intorno alla quercia sacra di Zeus come volere di dio.
Tra gli animali sacri alla dea greca dell’amore, della bellezza, della fecondità, Afrodite, c’era la colomba. Per gli alchimisti era lo Spirito che sorge dalla Materia grezza.

LA COLOMBA NELLA SIMBOLOGIA CRISTIANA

Ai giorni nostri, è simbolo di pace: uno stupendo disegno di Picasso la immortala come tale.
Al tempo del Diluvio fu l’animale che riportò a Noè il rametto d’ulivo. La colomba richiama l’episodio descritto nella Genesi (Genesi 8,10-11): le acque del diluvio si stanno ritirando, ha inizio un’epoca nuova per l’umanità intera. La colomba diventa simbolo della pace.
Una colomba porta a Noè un rametto, promessa di salvezza e segno di riconciliazione con il creato. C’è un gesto, nel testo, che è appena accennato e che invece può darci una nuova ispirazione. Noè dispiega verso la colomba un gesto nobile e dolcissimo: “Egli stese la mano, la prese, la fece rientrare” (Genesi, 8,9). Un gesto buono, di cura e di attenzione verso un animale stanco che ha portato con sé la speranza, l’innocenza, la purezza.
Noi tutti possiamo tendere la mano verso chi ci porta del bene e accoglierlo benevolmente, per esprimere così, con un gesto, l’attenzione e la speranza per un futuro migliore.

Con amore e servizio
Roberta

Fonti: varie
Immagine: Cartolina Vintage dal Web
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