Qual è la dieta più efficace per dimagrire?

Nessuna.

Ne esistono tantissime, spesso onerose, una moltitudine di piani, di programmi abbinati a prodotti, ma capita che non funzionino o che siano efficaci per breve tempo, recuperando o aumentando tutti i chili precedentemente persi. Trasformarle in un perenne stile di vita è un tentativo di mantenerne l’effetto.
Questo accade perché si confonde la causa del sovrappeso attribuendola esclusivamente al tipo di alimentazione, alla qualità o quantità di alimenti consumati giornalmente.
Sebbene questi fattori possano avere una certa implicazione, non sono il motivo scatenante.

Il ruolo da protagonista, invece, è rivestito dal rapporto psiche-cervello-organo.

Le attivazioni biologiche

Secondo le 5 Leggi Biologiche, l’aumento ponderale è dovuto ad un conflitto strutturale di abbandono e separazione.
In generale, in biologia e, quindi, in natura il senso di “essere grossi” è una soluzione adeguata alla sopravvivenza oppure ha lo scopo di accumulare riserve energetiche per periodi di carenza (come l’orso) o, ancora, di allargarsi per intimorire il nemico o il predatore.
La funzione di guadagnare peso deve essere interpretata come una prevenzione, per cui la persona vive nel futuro, dove verosimilmente si trova la causa dell’attivazione.
Solitamente si tratta di qualcosa che va ripetendosi nel tempo, talvolta in modo insospettabile, ma che induce una sensazione di pericolo costante che, nuovamente, ci ricollega ai processi biologici naturali: alcune specie abbandonano le proprie creature quando diventano autonome e in grado di affrontare la vita e la prima soluzione è di creare grandi riserve di energia per affrontare i pericoli.
È una risposta essenzialmente maschile ingrandirsi per farsi grandi (come il gorilla dominante), trattenere acqua (riferimenti, esistenza) o grasso (accumulare energia da poter usare in combattimento).
La risposta al femminile sarebbe, invece, quella di assottigliarsi per fuggire rapidamente o sparire.

Ciò che sentiamo innesca strategie

Molti sono i percepiti che possono attivare queste strategie di vita. Vediamone alcuni insieme.

  • Aumentiamo di peso se ci sentiamo svalutati per la nostra figura, innescando il “Conflitto della silhouette”: per il subconscio il segnale indica che necessitiamo di più massa per poter impressionare maggiormente.
  • Nel “Conflitto di Identità” i bimbi ingrassano per essere visti, per esempio, da una madre distratta o assente a lungo.
  • Se il grasso è accumulato sulla pancia riguarderà la “Protezione di un figlio”, se si tratta di una donna, oppure “La mia vita è controllata da mia madre/moglie/donna” se parliamo di un uomo.
  • La pancia che copre i genitali risponde ad un conflitto di: “Proteggo il mio sesso, in modo che non accada nulla”.
  • Sulle spalle e parte alta della schiena sarà un “Conflitto di devo essere forte per portare questo carico”.
  • Ingrassare senza alimentarsi è dovuto ad un “Conflitto di riferimento e sopravvivenza”. Ne consegue un aumento di liquidi, un discorso ampio che merita un discorso a parte.
  • Oppure perché mettiamo da parte risorse ed energie come preparazione ad “affrontare un viaggio”.

E non finisce qui

Ci ingrossiamo per trovare lo spazio che la vita o certe situazioni sembrano negare, quando ci sentiamo invisibili, quando cerchiamo di ri-conquistare quel posto che sappiamo spettarci di diritto – ma è come se di noi si fossero dimenticati – o che pensiamo ci sia stato sottratto.
Quando non vogliamo farci notare, forse per parole che ci hanno ferito, situazioni del passato con cui non riusciamo a tagliare.
Quando restiamo in un luogo, in una casa che non sentiamo appartenerci.
Quando non troviamo il nostro posto nel mondo.
Quando non abbiamo interessi così coinvolgenti da farci perdere la nozione del tempo, quando ci neghiamo o soffochiamo certi amori, quando conduciamo relazioni prive di passione e le manteniamo solo per dovere, per morale o aspettative e ci sentiamo vuoti in esistenze vuote e tutto è da riempire.
Alla privazione di ciò che desideriamo nella vita, rispondiamo e cerchiamo di tamponare privandoci di ciò che desideriamo nel cibo.
Pensateci.
Un continua sequenza di rinunce.
E le rinunce intristiscono e le rinunce abbruttiscono e spengono – come un loop continuo – e il sapore di vivere pienamente si perde nella notte dei tempi.

Ma non ci sono colpe, mi preme sia chiaro, i conflitti si possono risolvere, non c’è giusto o sbagliato e, soprattutto, non esiste “Io sono sbagliato”.
La consapevolezza di sé non è un percorso semplice, è impervio e doloroso poiché tocca e scuote la nostra profondità e quei lati oscuri che non sappiamo o che non vogliamo vedere, conoscere, riconoscere.
E’ fatto di alti e bassi, iniziamo e ci blocchiamo – può succedere – oppure avanziamo per poi retrocedere più di quanto il cammino sia stato.
Non importa.
Aver mosso il primo passo è fondamentale e prezioso, il resto seguirà nel modo e nei tempi necessari.
Ma una volta iniziato, diventa un moto inarrestabile.

Se ti risuona, aggiungi un passo.

Nota: per la parte di studio il testo consultato è “A proposito di corpo umano” di Giorgio Beltrammi.

 

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