Siamo indissolubilmente legati alle vite dei nostri genitori e dei nostri avi.
Lo ripeto spesso, lo so, ma mi è istintivo rimarcarlo ogni volta perché è una consapevolezza che si riconferma di continuo.
I nostri percorsi sono inevitabilmente intrecciati, ne portiamo i pesi, i destini difficili, i conflitti non risolti – è vero – ma rappresentano anche e soprattutto le nostre radici e da queste traiamo forza, potere, benedizioni. Amore.
Quello stesso amore che un tempo poteva essere considerato peccato, debolezza, perché la vita richiedeva praticità, concretezza, solidità materiale. Il sentimento infiacchisce, madri troppo dolci rendono i figli maschi rammolliti ed effeminati: un uomo deve essere duro, fermo, integerrimo, vigoroso, non può piangere, non può scrivere poesie, non può riempirsi gli occhi, la bocca, il cuore di malinconie e di cieli stellati.

Era così, era accettato e, di conseguenza, rappresentava la normalità.

Vite ri-vissute

Le influenze dei vissuti passati possono toccare ogni aspetto della nostra vita, relazioni e rapporti di coppia in modo particolare.
Inconsciamente ri-viviamo i sentimenti dei nostri antenati: la rabbia per un tradimento, la vergogna, la paura, il senso di colpa.
Donne che non hanno potuto vivere un amore perché ostacolato dalla famiglia o già promesse a qualcun altro, in un contratto che sacrificava il sentimento a favore dell’interesse oppure, semplicemente, perché il livello sociale non lo permetteva.
Rimaste incinte durante una relazione extraconiugale o prima della sacra unione, allontanate il tempo necessario per evitare il pettegolezzo, sovente separate dal figlio alla nascita.
Le domestiche, ingravidate dal padrone di casa.
Umiliate, emarginate, giudicate, punite, marchiate.
Così impotenti da condurre in seguito una vita completamente infelice.
Così disperate da compiere, a volte, tragici gesti contro loro stesse o il proprio piccolo.

L’importanza dei contesti

In base alle epoche la sessualità era permessa solo all’interno del matrimonio, a propria volta vincolato, per i benestanti, da successioni, concessioni, eredità; per i meno agiati, invece, valeva una logica economica: pochi soldi impedivano di creare una famiglia, avere figli, sostenere, sfamare. Unioni il più delle volte desiderate dalle donne per sfuggire ad un’esistenza misera – schiacciate da un lavoro duro già dai 16 anni, dai soprusi e dai maltrattamenti – per un’altra vita che misera rimaneva, ma padrone, se non altro, della propria casa.

Uomini che hanno dilapidato i beni di famiglia per attrici, ballerine, per il gioco, alcol e dipendenze.
Che hanno soffocato l’amore per altri uomini diventando mariti, padri esemplari o sposi della Chiesa.
Figli e figlie di genitori rigidi, di padri padroni, violenti, assenti, madri castranti, a loro volta condizionati e condizionanti. Oppure nati per sostituire un fratello perso troppo presto o inconsapevolmente eletti al ruolo virtuale di marito della madre o moglie del padre in seguito a una vedovanza, spesso destinati a non abbandonare più quella casa, a non crearsi una famiglia propria.
O ancora, scelti per riparare, espiare le vergogne celate nell’Albero Famigliare, i fallimenti, i tradimenti, i disastri economici.

E così nelle generazioni precedenti.
E così nelle nostre e in quelle a venire.

Un viaggio verso la riconciliazione

Ci ritroviamo continuamente in storie con le stesse dinamiche e ci chiediamo perché ci ricaschiamo ogni volta.
Soffriamo per un padre anaffettivo, assente o per una madre fredda, che non ci gratifica e non ci riconosce.
Non ci sentiamo mai pronti per una relazione, perché la temiamo, perché gli uomini non portano mai nulla di buono e le donne sono traditrici, perché è nostro dovere accudire chi ci ha cresciuti e nutriti e se significa rinunciare a vivere, verremo un giorno ripagati dal cielo.
Oppure eccediamo nel verso opposto.
Potremmo continuare a lungo con gli esempi attingendo alle nostre o altrui esperienze, riscontrare e sviscerare i contesti storici e le loro influenze, vi assicuro che tutto giungerebbe così fluido e immediato, come snocciolato da un rosario.

Per quanto possa sembrare difficile accettarlo o solo poterlo prendere in considerazione, non è colpa di nessuno.
Possiamo aiutarli a trovare finalmente pace, sciogliere le catene, li possiamo liberare e liberarci.
È un viaggio verso l’amore e la riconciliazione.

Liberare e pacificare

Basandomi sul mio percorso ecco alcuni suggerimenti che io stessa ho utilizzato:

  • Iniziare ad osservare, considerare da un nuovo punto di vista il loro passato, le loro esperienze. Cerchiamo di immergerci in quei momenti, in quelle situazioni, in quel periodo storico.
    Ripercorriamo i passi, visualizziamo nostra madre, nostro padre, i loro genitori.
    Com’erano la madre e il padre di mia madre? E quelli di mio padre? Come sono cresciuti? Cos’è accaduto nelle loro famiglie?
    Come si sono conosciuti? E come i miei nonni, i bisnonni?
    Com’era la vita in quel tempo, il lavoro, i legami, i vincoli, la società, i dogmi. Le possibilità.
    Hanno vissuto momenti difficili? Hanno dovuto affrontare morti tragiche o improvvise? Magari di un bambino o di un figlio in guerra.
    Qualcuno è stato ripudiato o allontanato?
  • Possiamo, se possibile, parlarne con i diretti interessati o, comunque, con i restanti membri delle rispettive famiglie.
  • Realizzare graficamente il nostro Albero Genealogico, ricercando e raccogliendo materiale per conto nostro oppure facendoci consigliare ed accompagnare da un professionista.
  • La Lettura della Mappa dei Talenti ci permette di portare alla luce importanti informazioni e suggerimenti in grado di orientarci nella ricostruzione della nostra Storia Famigliare, nonché ri-scoprire i nostri doni, le qualità da sempre presenti in noi ma sopite, scordate o soffocate.
  • Scriviamo lettere ai nostri antenati esprimendo tutto il nostro sentire, senza scordare di dichiararci loro grati per aver tessuto la nostra strada e che, da questo momento, riteniamo assolto qualsiasi debito ancora esistente fra noi; pertanto, ci riappropriamo della nostra vita dichiarandoli liberi e in pace.
    Leggiamole rivolgendoci direttamente a loro, magari utilizzando delle fotografie, portiamole sulle loro tombe o affidiamole ad un corso d’acqua.

Sono solo alcune indicazioni, trovate il vostro modo, create il vostro rituale, solo voi sapete come e quando. Eventuali blocchi sono dovuti a resistenze: prendetene atto, cercate di individuarle e prenderne consapevolezza, le lascerete andare naturalmente o, comunque, con il tempo a voi necessario.
In qualsiasi momento possiamo prendere il timone e orientare le vele verso un nuovo viaggio.
In qualsiasi momento possiamo affrontare la tempesta e scoprire quanto siamo coraggiosi nell’affrontare le onde.
In qualsiasi momento possiamo scegliere di vivere la nostra vita e non quella altrui.
In qualsiasi momento possiamo cambiare il finale della nostra storia.

Se ti risuona, aggiungi un passo.

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