Sono empatica, accogliente, qualcuno mi ha definita addirittura “zenissima” per questa mia voce calma; racconto, spiego, perché la strada si traccia in due: ho scelto così per il mio lavoro, non esiste che io ordini e tu esegua, ne parliamo, ci confrontiamo.
E sono una che ascolta – io ascolto ascolto ascolto e poi, ancora, ascolto.

Camminiamo insieme – verissimo – lo scopo è portarti alla fonte, ma lì, poi, devi bere da solo.
I trattamenti, le decodifiche, i percorsi, le Mappe dei Talenti, le letture, i Tarot, aiutano tantissimo, individuano le cause, forniscono sostegno, leniscono il dolore, suggeriscono, chiariscono, indirizzano, orientano nel presente e nella consapevolezza.

Sono empatica, ti stavo dicendo giusto questo, ma allo stesso modo sono schietta: non devo convincerti di nulla – nemmeno di intraprendere un lavoro con me – non devo darti ragione, batterti sulla spalla, compatirti. Non devo nemmeno, solo per educazione o per farti sentire compreso, concordare con te che la colpa è sempre degli altri o che sei proprio sfortunato e che la vita ti è avversa.

Non sono la madre, la sorella, la compagna.

Non sono io la soluzione.

Non ti è ancora chiaro che la cura sei tu?
Che nulla funzionerà, se non per breve tempo, se non ti allontani dalle situazioni che hanno causato quella sofferenza?
Il mal di testa tornerà, le ossa si consumeranno o ammaleranno, se rimani in un contesto in cui continui a sentirti svalutato; le spalle faranno sempre male se porterai i pesi di tutti; così il collo, se dirai sempre di sì e non negherai mai nulla. Ingrassi per farti vedere o perché ti consideri un peso o, ancora, per farti posto.
La pelle soffre, si lacera, ti tormenta, quando ti separi brutalmente da qualcuno – o quando non vuoi essere toccato -.
I piedi dolgono terribilmente, quando cammini su un terreno inadatto a te.
Il sangue non fluisce, quando non ti riconosci il diritto di vivere.
Per quanto tempo potrei continuare a snocciolare esempi, tantissimo.

Dico le cose come stanno, non ti piaccio? Va benissimo così.
Vai, muoviti, agisci, osa, guida il tuo carro.
Io sono solo un mezzo.
Tu, invece, la tua scelta migliore.

E se il viaggio vorremo farlo insieme, sarà bellissimo – caspita – vuoi che non lo sia, un viaggio verso il Mondo?
Ma solo tu puoi dirigere i passi e guarire te stesso.

Roberta Viotti ©

P.S. Non sono zenissima. Tempestosa, ahivoi!

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