Siamo ormai giunti alla fine di quest’anno. La luce lentamente lascia il posto alle tenebre, raggiungendo il suo culmine il 21 dicembre durante il Solstizio d’Inverno, la notte più lunga dell’anno. Secondo la tradizione celtica, proprio in questa data si celebrava Yule, la festa pagana della luce e della rinascita.

Prima di tutto, che cosa significa Yule?
Si ipotizza che il termine derivi dalla parola norrena “Hjól”, ossia “Ruota”.
Ciò perché l’evento simboleggiava il punto più basso nella Ruota dell’Anno celtico, e da questo punto si sarebbe poi risaliti. Infatti, Yule faceva parte delle celebrazioni principali dei celti legate al ciclo naturale e alla vita rurale.

Nel neopaganesimo e nella cultura wicca, Yule esiste ancora ed è diventato parte degli otto sabbat che scandiscono l’anno, nello specifico appartiene ai sabbat minori.
Come tutti i rituali e feste antiche, era ricco di simbologie e significati, soprattutto in quanto festa che chiudeva il ciclo della Natura e, allo stesso tempo, sua nuova ripartenza.

Al contrario di quanto possiamo pensare, nonostante la notte del Solstizio d’Inverno sia la più lunga dell’Anno, non è l’oscurità la protagonista di questa celebrazione, bensì la luce. Una luminosità che soffriva per l’incombenza delle tenebre.
Al tramonto del Solstizio d’Inverno, il Vecchio Sole moriva, per questa ragione la notte si prolungava così a lungo. La Grande Madre Terra, sposa del Sole, in quell’oscurità partoriva un nuovo Sole Bambino, che avrebbe illuminato e portato la prossima e feconda primavera.
Poiché secondo la tradizione celtica ogni azione umana si riflette sulla Natura, era un dovere per le persone aiutare la luce a ripristinarsi, così che potesse continuare a vivere e prosperare nell’anno avvenire.

I riti di Yule erano tutti atti, dunque, a stimolare questo processo di rinascita della luce. Ad esempio, durante questa notte era tradizione per le donne attendere nell’oscurità una candela illuminata, consegnata dagli uomini, con cui veniva acceso poi il focolare. Così avevano inizio i festeggiamenti!
E poi, ancora, il ceppo, l’albero, il vischio, la capretta di Yule (Ve ne scriverò nei prossimi giorni).
Il messaggio profondo, quasi ormai perso nella notte dei tempi, è che non devono essere momenti fatti solo di atti materiali, ma soprattutto dedicati alla spiritualità e all’introspezione. Come festeggiare Yule quindi?

Il primo atto è fermarti. Come la Natura riposa, anche tu meriti di ristorarti fisicamente e mentalmente. In queste vacanze natalizie, ritagliati una pausa dal tuo frenetico tram tram per riflettere.
Puoi meditare, fare yoga, dedicarti ad esercizi di rilassamento oppure leggere un buon libro. Ritrova te stesso e il tuo equilibrio.

D’altronde, come ci insegna Yule, nonostante l’oscurità regni, in ognuno di noi può accendersi una magica luce.

Roberta Viotti ©

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